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Home » News » Gastronomia e ristorazione » Cioccolato tra pirati, libri, trattati e film – Ricetta del Tronchetto di Natale

Gastronomia… che storia

Cioccolato tra pirati, libri, trattati e film
con la storia del “Tronchetto di Natale” 

di Gabriele Paleari* * docente alla Nottingham Trent University

Nel 1995 il quotidiano The Independent lanciò la rubrica Bridget Jones’s Diary di Helen Fielding, cui hanno fatto seguito un romanzo e quattro pellicole, inclusa quella che uscirà nel 2025. La protagonista ha una vita sentimentale poco appagante. Tuttavia, si rifà con il cioccolato, che le addolcisce l’esistenza. Forse, anche per questo, il titolo della versione tedesca del primo film è Schokolade zum Frühstück [cioccolato a colazione]. A sponsorizzare la pellicola è una nota marca inglese, che dal 1960 si rivolge alle donne affinché, grazie al cioccolato, possano provare un nuovo tipo di piacere, in un Paese libero dai vincoli del razionamento del dopoguerra. Non a caso in quel periodo le donne lottavano per raggiungere un altro tipo di piacere, grazie alla liberazione sessuale.

Con il cacao s’è provato ad addolcire le note di un brano stucchevole degli anni ’90, intitolato Sweet Like Chocolate [dolce come il cioccolato], che ripropone l’accostamento tra cioccolato ed erotismo femminile. La canzone ha avuto successo soprattutto grazie a un video nel quale si vede una ragazza che attraversa un chocolate-box landscape, un paesaggio da cartolina, come si dice in inglese, ricoperto di cioccolato.

Se è vero che il cioccolato oggi appaga ed evoca la dolcezza, in passato le cose non erano sempre così; inizialmente, almeno nell’immaginario collettivo inglese, la bevanda aveva addirittura associazioni scatologiche. O almeno questa è l’interpretazione di una leggenda secondo la quale, verso la fine del XVI secolo, alcuni pirati inglesi sequestrarono un carico spagnolo di cacao. I pirati diedero fuoco al bottino, pensando che i chicchi fossero escrementi ovini e, quindi, come si direbbe oggi, as useful as a chocolate teapot, ovvero, letteralmente, inutili quanto una teiera fatta di cioccolato. La storia, che pare assurda, va contestualizzata. Le novità non venivano accolte subito. La medicina di allora, che era influente nelle scelte alimentari, era soggetta alla superstizione.

A quei tempi si pensava che il corpo umano contenesse quattro umori, con proprietà specifiche: sangue = caldo e umido; bile gialla = calda e secca; bile nera = fredda e secca; flemma = fredda e umida. Gli umori dovevano essere equilibrati per garantire una buona salute. Inizialmente si riteneva che la cioccolata fosse fredda e secca e che quindi andasse mescolata con spezie calde e umide quali cannella, vaniglia e zucchero per bilanciare i potenziali effetti negativi.

Poco prima che i pirati mandassero in fumo il cacao, un avventuriero milanese, Girolamo Benzoni, aveva dato alle stampe La historia del nuovo mondo a Venezia. Benzoni esprimeva giudizi ambigui sulla cioccolata che avrebbe deciso di bere, pur ritenendola più adatta ai maiali, solo perché a secco di vino. Ovviamente non è dato sapere se il parere di Benzoni abbia influito sulle abitudini culinarie dei pirati.

Mentre nel resto d’Europa la cioccolata, sotto forma di bevanda, si affermò a fine Cinquecento, in Inghilterra la moda esplose solo nel 1655, quando gli inglesi sottrassero agli spagnoli la Giamaica, che era rinomata per le piantagioni di cacao. Pian pianino l’abitudine di bere cioccolata prese piede Oltremanica, anche se limitatamente ai ceti sociali abbienti a causa degli alti dazi d’importazione.

Quel che è certo è che la cioccolata veniva spesso mescolata a latte, brandy e sack – un tipo di vino simile allo sherry. La popolarità crebbe nel XVIII secolo in seguito alla pubblicazione di un saggio in traduzione, The Natural History of Chocolate and of Sugar, che suggeriva di non aggiungere spezie al cioccolato, per non alterarne il gusto; al contempo si diffuse l’idea che il cioccolato favorisse la digestione e prolungasse la vita degli anziani. Dulcis in fundo, a corroborare la tesi che il cioccolato avesse virtù afrodisiache ci pensò un medico reale al servizio di re Carlo II, Henry Stubbe, che nel 1662 pubblicò un saggio scientifico intitolato The Indian Nectar, or a Discourse Concerning Chocolata.

Tralasciando diete, eros e mondo degli adulti, a consacrare il cioccolato come oggetto del desiderio per l’infanzia fu probabilmente Roald Dahl, autore di un celeberrimo romanzo di culto intitolato Charlie and the Chocolate Factory [La fabbrica di cioccolato]. Il libro, che uscì prima in America poi nel Regno Unito negli anni ’60, narra la storia di un bambino povero che vince un concorso grazie al quale, oltre a ricevere provviste di dolcetti per tutta la vita, eredita una fabbrica di cioccolato. La storia ha avuto un successo straordinario. Ed è anche per questo che, adattamenti cinematografici a parte, le vicende di Charlie vengono riproposte nelle scuole di ogni ordine e grado sotto forma di spettacolo teatrale. Proprio quest’anno, in occasione del Natale, la casa editrice Penguin ha deciso di pubblicare un libro, intitolato Charlie and the Christmas Factory, che propone dodici storie inedite ispirate agli intramontabili personaggi creati da Dahl.

Non è noto che tipo di dolce natalizio preferisse il piccolo Charlie. Essendo poverissimo, si cibava spesso di zuppa di cavolo. Quanto al cioccolato si poteva permettere di mangiarne pochissimo e solo in occasione del compleanno. Con un po’ di fantasia si può ipotizzare che Charlie, da grande, avrebbe preparato il cosiddetto tronchetto di Natale, un dolce d’importazione che nei Paesi anglofoni prende il nome di yule-log, mentre in Francia e Svizzera è conosciuto come Bûche de Noël. Sebbene si abbia notizia dell’esistenza del dessert nel XIX secolo, sembra che in Inghilterra il tronchetto, di cui proponiamo una ricetta da fare con i bambini, fosse poco conosciuto fino alla seconda metà del Novecento.

In realtà yule è una parola antichissima. A scanso di certe interpretazioni moderne, non si tratta di un termine politicamente corretto neopagano adoperato per evitare di dire Christmas, ossia Natale. La parola infatti era già in uso ai tempi dell’abate Beda – il padre della storiografia inglese e uno dei massimi studiosi della sua epoca – che visse a cavallo tra il VII e l’VIII secolo. Nel trattato di cronologia intitolato De temporum ratione [Sul calcolo del tempo], che descrive i calendari, Beda racconta che yule – con il quale si indicava pure il giorno di Natale – corrisponde sia al mese di dicembre sia a quello di gennaio. Il neopaganesimo se n’è appropriato per festeggiare il solstizio d’inverno.

Il log, ovvero il ceppo, prima che diventasse un dolce, apparentemente, indicava un ciocco che veniva bruciato come emblema del sole che ritornava, in occasione del solstizio. Solo in tempi relativamente recenti, ovvero nel XVIII secolo, yule-log è stato utilizzato per indicare un tronco che arde nel camino il giorno di Natale.

I tempi cambiano e, per ragioni di marketing, per soddisfare le esigenze di neopagani e cristiani, bambini e adulti, si inventano le ‘tradizioni’ come quella del tronchetto natalizio, un dessert che qualcuno chiama anche Swiss roll, alla lettera fagottino ‘svizzero’, creato per chi vuole abbuffarsi senza badare a calorie e colesterolo. Happy Yule Day!

 

RICETTA YULE-LOG

Ingredienti

3 uova

85 g di zucchero semolato

85 g di farina

2 cucchiai di cacao in polvere

½ cucchiaino di lievito in polvere

Per il ripieno e la glassa

50 g di burro

140 g di cioccolato fondente, tagliato a quadretti

1 cucchiaio di melassa

285 ml di panna

200 g di zucchero a velo

zucchero a velo e rametti di agrifoglio per decorare – assicurarsi di rimuovere le bacche prima di servirlo!

 

Preparazione

Cuocere in forno preriscaldato a 180C.

Imburrare e foderare una teglia con carta da forno. Sbattere le uova e lo zucchero semolato dorato con una frusta elettrica per circa 8 minuti fino a ottenere un composto denso e cremoso.

Mescolare la farina, il cacao in polvere e il lievito in polvere, quindi setacciarli sul composto di uova. Ripiegare con molta attenzione, quindi versare nella teglia. Cuocere per 10 minuti.

Stendere la carta da forno su una superficie di lavoro. Quando la torta è pronta, adagiarla sulla carta da forno e arrotolare la torta dal bordo più lungo. Lasciare raffreddare.

Per preparare la glassa, sciogliere il burro e il cioccolato fondente. Togliere dal fuoco e aggiungere la melassa e 5 cucchiai di panna. Aggiungere lo zucchero a velo fino ad ottenere un composto omogeneo.

Montare la panna rimanente. Srotolare la torta, spalmare la panna sulla parte superiore e arrotolare di nuovo con cura formando un tronchetto.

Spargere lo zucchero a velo per creare ‘l’effetto neve’ e decorare con l’agrifoglio.